Sikelia Parfums … l’artigianale celebra i moti dell’Anima.

Terra di Miti e Mitologie, Romanzi e Poesia. Sikelia racchiude in se significati simbolici

Sikelia Parfums è il progetto di un lungo lavoro di ricerca e di studio del mondo dei profumi ed in particolare delle mitologie e delle legende siciliane.

Il progetto, la formulazione dei profumi, i materiali utilizzati, fanno parte di un’attenta selezione di artisti e artigiani siciliani. Gli elementi che compongono le creazioni non provengono da produzioni industriali, vengono per la maggior parte realizzate a mano, e sono il frutto di una sapiente artigianalità e creatività. Spiccano per forme e colori, per l’unicità di ogni singolo tappo di profumo realizzato a mano in ceramica da selezionati ceramisti di Caltagirone: le nappe, l’astuccio, sono frutto di sapienti lavorazioni artigianali che fanno di ogni profumo un pezzo unico.

Miti, leggende e storie fantastiche si perdono nella notte dei tempi. L’ uomo da sempre è alla ricerca del soprannaturale e del misterioso mondo del divino per giustificare la propria esistenza terrena e per indirizzare i propri comportamenti.

Così, da secoli, le fiabe, i racconti del mondo antico avvincono, rapiscono ed educano un’umanità sempre più alla ricerca di certezze. Sembra quasi un paradosso che proprio oggi in un mondo ipertecnologico, dove un satellite è in grado di mappare la terra, si senta il bisogno delle leggende.

Non siamo interessati a scegliere le essenze più voga del momento, non partiamo mai da cosa ci deve essere dentro, ma da cosa vogliamo raccontare.

Aromood ha scelto di raccontarvi il mood di Sikelia Parfums seguendo il suo moodboard ed entrando nel vivo della sua storia creativa, una storia sicula nell’anima che si colora di miti e mitologie, romanzi e poesia, forme e colori che racchiudono in se significati simbolici.

Vi sveliamo qualche esclusiva chicca della nostra intervista al CEO founder

Come è nata l’idea del brand?

Lavoro nel mondo della produzione e commercializzazione dei profumi da circa 10 anni e nonostante ne avessi la possibilità di farlo prima, non ho mai raccontato dei profumi della mia terra.

L’ ho sempre lasciato come sogno nel cassetto.

Non avevo nessuna intenzione di creare delle fragranze banali che parlassero magari di gelsomini, zagare, fichi o arance. Ho deciso di partire dalla mia infanzia quindi dalle leggende.

Se dovesse raccontarsi in un mood, cosa sceglierebbe?

Non essere banali. Ho voluto raccontare la Sicilia uscendo dalla logica dell’estetica convenzionale del carretto siciliano, del padrino o della foglia di fico. La mission di Sikelia è raccontare e vendere il Brand Sicilia nel mondo, immettendo sul mercato una tradizione diversa che non sia schiava degli stereotipi del 900.

Quali sono le emozioni che si celano nelle sue fragranze?

Ho dato un preciso nome alle emozioni che voglio suscitare con le nostre fragranze: I MOTI DELL’ ANIMA, inteso come il risveglio delle coscienze verso una cultura perduta. Le emozioni sono diverse in base al profumo che si sceglie: raccontiamo di passioni per il mare, amore per la propria terra ma anche i timori di incrociare lo sguardo di medusa, l’invidia e la rabbia di Encelado e la vendetta di Giove.

Sikelia Parfums utilizza solo flaconi da 100 ml, l’unica taglia rispettabile per un profumo artistico e l’unica taglia che possa giustificare tutti gli sforzi compiuti per confezionare ogni flacone.

La formulazione delle fragranze è stata curata dal profumiere Fulvio Ciccolo (anch’egli siciliano).

Come presupposto fondamentale al nostro lavoro, non ci siamo dati limiti di tempo, né alcuna restrizione quanto alla qualità delle materie prime. Creatività, qualità, passione, storia  sono i valori che ispirano il nostro lavoro.

-Quali sono i tratti distintivi del brand ?

Il tappo e la pigna. I significati risalgono a molti secoli fa, dai tempi antichi la pigna è simbolo dell’uovo cosmico, legato, quindi alla nascita dell’universo, al principio del tutto. Simbolo di fertilità, difatti venivano usate per adornare le camere dei novelli sposi, come auspicio di una famiglia numerosa. Ma anche come fertilità della mente, che si rinnova e sviluppa.

Le pigne in ceramica siciliana sono manufatti dall’alto valore artistico, il loro pregio è nascosto nella lunga e meticolosa lavorazione manuale che rende questi oggetti tanto unici quanto preziosi.

In che modo il suo brand ripercorre l’identità del territorio in cui nasce?

Vivo in un piccolo paesino in Sicilia affacciato sulle isole Eolie. In certi luoghi le leggende entrano per forza di cose a far parte della tua vita: La grotta di Polifemo, Colapesce, le saette della maga Circe ( i faraglioni) Scilla, Cariddi, escono fuori dalla logica delle leggende e diventano luoghi quotidiani.

Miti e leggende a cui si ispira il brand si esprimono in emozioni liquide,

nelle 3 fragranze firmate Sikelia Parfums.

𝗔𝗧𝗠𝗔.
Dal sanscrito: “Respiro”, termine utilizzato dalla cultura araba per identificare il Monte Etna. Fin dove può portare la sete di potere? È la storia del gigante Encelado, una creatura metà uomo e metà bestia. Aveva manacce grandi come piazze, barba incolta, sopraccigli folti e grossi come cespugli, una bocca interminabile che pareva una fornace. Quando si arrabbiava, buttava fuori scintille di fuoco, le quali gli bruciacchiavano la barba e i capelli, che però ricrescevano dopo un momento più folti di prima.

I giganti minori lo temevano e non contrastavano il suo volere per paura di vedersi colpire da quelle fiammate così potenti. L’ accecante sete di potere, portò Encelado, insieme ad altri giganti a partecipare alla cosiddetta “Gigantomachia”, la battaglia tra i Giganti e gli dei dell’Olimpo, per arrivare al cielo e togliere il potere a Giove, per comandare in sua vece.

Encelado ordinò agli altri giganti di posare l’uno sull’altro i cucuzzoli dei monti più alti. Presero il monte Bianco, le montagne asiatiche, il Pindo della Grecia, ma la meta era ancora tanto lontana.

“Prendete i monti africani..”- gridava infuriato Encelado “… e arriveremo al cielo”. Li presero tutti; erano quasi arrivati al trono di Giove quando questi, irato per tanta arroganza, scagliò con la sua possente mano un fulmine che infiammò il cielo e raggiunse i giganti accecandoli e rovesciandoli a terra violentemente. Encelado e i suoi fratelli giganti, contorcendosi dal dolore, urlavano in modo disumano; ma il dio dell’Olimpo, non ancora sazio di vendetta, con un altro fulmine colpì il cumulo delle montagne che rotolarono di qua e di là schiacciando i corpi dei ribelli.

Encelado, ridotto a pezzi, restò sepolto sotto l’Etna. Era ancora vivo, ma non poteva muoversi, né riusciva a scuotere la montagna che gli stava sopra: aveva di colpo perduto la sua forza e sentì ardere nel petto la sua furia repressa. Cominciò a buttare fuori dalla bocca fiamme, faville, fumo e brace, che salirono fino al cucuzzolo dell’Etna, da cui uscirono emettendo un rombo violentissimo.

La lava fusa dal respiro di Encelado cominciò a scendere lungo i pendii dei monti distruggendo ogni cosa, praterie, case, fienili e costringendo la gente a fuggire, gridando spaventata: – L’Etna fuma! Poi Encelado improvvisamente si calmò. Ma la rabbia del gigante, rimasto immobile sotto la montagna, non si è ancora placata e di tanto in tanto esplode emettendo colate di fuoco.

Il suo corpo giace disteso sotto la Sicilia con l’alluce del piede destro sotto il Monte Erice, la gamba destra verso Palermo, l’altra verso Mazara, il busto stia al centro dell’isola sotto Enna, le braccia verso Messina una e verso Siracusa l’altra, la testa e la sua bocca sotto l’Etna che sputa fuoco ad ogni grido del gigante.

Ogni tanto la temibile creatura, cerca di sollevarsi e allora la Sicilia è scossa da un terremoto, ma la dea veglia e impedisce il suo risveglio. Il mito narra che l’attività vulcanica dell’Etna sia originata proprio dal respiro infuocato di Encelado, mentre i sussulti della terra, durante i terremoti, dal suo rotolarsi sotto la montagna a causa delle dolenti ferite. Abbiamo provato a racchiudere la storia, la rabbia e il respiro infuocato di Encelado in una fragranza unica. E ci siamo riusciti.

NIKOS

Si narra che verso l’anno 1230 viveva a Messina un prodigioso pescatore, bello e forte, di nome Cola. Il mare era tutta la sua vita, la sua passione, ed esplorare i fondali silenziosi e immensi lo rendeva più libero e vivo Ma questa sua passione per il mare e gli abissi non era ben vista dalla madre, perché molte volte il ragazzo aveva il vizio di ributtare il pescato al mare, tanto più che un giorno la disperata lo maledisse pronunciando questa frase: «Che tu possa diventar come un pesce!» Detto fatto!

Col passare del tempo la sua pelle divenne sempre più squamosa, le mani e i piedi simili a delle pinne. A quei tempi era re di Sicilia Federico II, grande monarca della Casa sveva, cultore delle arti e delle scienze, egli stesso letterato umanista e poeta sensibilissimo. Il re, avendo avuto notizie delle strabilianti imprese di Cola, lo volle mettere alla prova, promettendogli grandi doni e la mano della principessa, sua figlia, qualora avesse superato difficili prove. Il re Federico, dal Palazzo Reale, gettò una prima volta, nel tratto di mare sottostante, una coppa d’oro, incitando Colapesce a ripescarla. Il valoroso pescatore, tuffandosi nelle profonde acque marine, riemerse, con grande abilità, riportando al re la coppa d’oro lanciata.

Fu poi la volta della corona regale, anch’essa lanciata in mare e recuperata. Fu proprio in quell’occasione che il re venne informato dal ragazzo di ciò che aveva visto negli abissi. Colapesce, difatti, gli disse: “Maestà, tre sono le colonne su cui poggia la nostra isola: due sono intatte e forti, l’altra è vacillante, perché il fuoco la consuma, tra Catania e Messina”. Il sovrano volle sapere com’era fatto questo fuoco e pretese che il ragazzo gliene portasse un po’.  Cola rispose che non poteva portar il fuoco nelle mani. Ma il sovrano, non ancora contento, lo sfidò per la terza volta… una prova decisiva che avrebbe consentito a Colapesce di avere in premio la mano della figlia Costanza, gettando l’anello della fanciulla in acqua

Colapesce si tuffo e giunto sul fondale marino rimase nel mezzo di quel fuoco a sorreggere (come tutt’ora fa) quella colonna malcombinata, rinuncinado  all’amore e alla ricchezza pur di sorreggerla, proteggendo la Sicilia dalla sua distruzione e se ogni tanto la terra tra Messina e Catania trema un po’, è solamente perché Colapesce cambia lato della sua spalla.

La leggenda ci riporta, forse, alla forte sismicità sismica della zona,  all’amore  incondizionato dei siciliani per il mare e alla dipendenza della vita dall’acqua… non a caso l’acqua avvolge l’essere umano sin da quando nuota nel liquido amniotico.

TRISKELE’

“Tre raggi di luce” Ecco cosa rappresenta, nella cultura celtica, l’immagine del Triskelè, uno dei simboli più conosciuti del mondo pagano e celtico. 

Viene ripreso in Sicilia ereditato dalla cultura greca e diversamente dagli altri simboli ha al centro una figura mostruosa con tre gambe che si dipartono dalla testa del mostro.

Questa figura mostruosa è La Gorgone, un personaggio mitologico, che secondo il poeta greco Esiodo, era ognuna delle tre figlie di Forco e Ceto, due divinità del mare: Medusa (la gorgone per antonomasia), Steno (“la forte”), Euriale (“la spaziosa”).

Medusa, in particolare,  era un essere che incuteva particolare timore a causa del suo aspetto orrendo con zanne di cinghiale, serpenti al posto dei capelli, mani di bronzo ali d’oro. Aveva il potere magico di poter pietrificare chiunque incrociasse il suo sguardo.

Dalla testa della Gorgone si dipartono 3 gambe piegate, ogni loro caratteristica nasconde in sé un significato ben preciso.

Il numero 3 oltre a rappresentare le tre punte della Sicilia è un chiaro simbolo esoterico. Sta a significare la forza dell’universo Acqua, Terra e Aria , la ciclicità cosmica (alba, mezzogiorno, sera – infanzia maturità vecchiaia – passato presente futuro ecc.)

Le spighe di grano sono simbolo della fertilità del territorio. Le tre gambe rappresentano i tre promontori, punti estremi dell’isola – capo Peloro (o punta del Faro, Messina: Nord-Est), capo Passero (Siracusa: Sud), capo Lilibeo (o capo Boeo, Marsala: Ovest) – la cui disposizione, si ritrova nel termine greco triskeles, e si ricollega al significato geografico: treis (tre) e àkra (promontori): da cui anche nel latino triquetra (“a tre vertici”).

Il nome Triskele significa letteralmente tre gambe. Il collegamento tra il nome ed il suo significato risalta facilmente agli occhi, dando subito l’idea del primo significato del simbolo.

Esso, infatti, simboleggia il movimento ciclico e quindi eterno. Un ciclo che nasce e muore in eterno, distruggendosi e rigenerandosi, ruotando su se stesso. La ciclicità del simbolo è identificata anche dalle spirali che terminano i tre bracci, che osservandoli sembrano quasi che stiano prendendo vita.

Il simbolo celtico del Triskele, oltre al significato ciclico, contiene in sé anche la simbologia del numero tre. In molte culture, infatti, questo numero viene considerato l’emblema della perfezione. Il Tre sta ad indicare, dunque, qualcosa di perfetto, poiché in continua trasformazione.

É considerato un potente talismano portafortuna, allontana il maligno, il malocchio e allontana gli influssi maligni. Da questa ciclica convergenza di mitologia e tradizione, nasce TRISKELE by Sikelia.

Spirito, mente, Corpo. Passato, Presente, Futuro.

Per info sul brand e scoprire le deliziose creazioni su http://www.sikeliaparfums.com

il nostro #specialthank a Sikelia Parfums