Avete mai preso parte a queste serate sensoriali?
E’ una esperienza che unisce il piacere di riconoscere e gustare il cibo, la capacità di cogliere sfumature mai sentite Significa cenare in un ambiente completamente oscurato che non permette, quindi, di vedere cosa si ha nel piatto. E’ una sensazione speciale quella di trovarsi senza la vista per il tempo di una cena.

Studi psicologi hanno osservato come cambia, per esempio, la socialità che gravita attorno alla condivisione del pasto. Si perde, infatti, la percezione della prossimità e della distanza dagli altri commensali, e anche la tipologia di discorsi verte prevalentemente su questioni pratiche, come la difficoltà di trovare il piatto o di distinguere gli alimenti serviti.
Cenare al buio vuol dire mettere da parte tutto l’aspetto non verbale ed estetico a cui diamo sempre più spesso importanza.
Ma anche ritornare a toccare il cibo. Accade spesso che siamo più orientati a portare il cibo alla bocca e non a toccarlo.
Cosa che purtroppo non facciamo più, siamo troppo concentrati a “non toccare”: durante una cena al buio, invece, ci si affida molto al tatto, con il supporto di tutti gli altri sensi, per scoprire cosa ci ha messo nel piatto lo chef.

La vista, molto spesso, gioca sporco, offusca le nostre percezioni, ci porta a giudicare e non ci lascia liberi di conoscere le persone per quello che sono veramente. Cenare senza vedere chi ci sta davanti permette di dialogare senza inibizioni e sentirsi più sciolti.
Annusare un piatto, mangiare un profumo: quando è una figura retorica si chiama sinestesia; ma è in realtà un meccanismo ben radicato nella nostra fisiologia – e così il profumo dà forma e contribuisce al gusto del cibo, che a sua volta amplifica l’esperienza della fragranza.